L’intento di questo libro è quello di raccontare al lettore non specialista la storia di Antonio Rosmini, vissuto nella prima metà dell’Ottocento e noto sopratutto come filosofo e fondatore dell’istituto della carità. La Chiesa cattolica ne riconosce oggi la grandezza. Ma sulla sua vita e su quella dei suoi discepoli pesarono a lungo le proibizioni e le condanne ecclesiastiche. La sua stessa persona attira, accanto ai più solenni attestati di stima, anche giudizi malevoli e perfino atteggiamenti ostili e minacciosi. Sulla sua morte pesa ancor oggi il sospetto di avvelenamento. Chi era quest’uomo ammirato per la sua intelligenza straordinaria e la sua semplicità di vita? Che cosa pensava e che cosa aveva scritto di tanto pericoloso? Come mai oggi è considerato un santo da quella stessa Chiesa che a lungo lo mise al bando? Queste pagine nitide, incisive, documentate – frutto prezioso di un’assidua e amica frequentazione – intendono far conoscere a un più largo pubblico, ma con il rigore assicurato dalla ricerca storica e dall’intelligenza teoretica, la vita e il pensiero di quel grande uomo di cultura e di azione che è stato il «prete roveretano» Antonio Rosmini (dalla Prefazione di P. Coda).